Alla fine degli anni settanta la FIAT divise il suo gruppo in diverse holding. Nacquero cosi i veicoli industriali, il Comau, la Teksid ecc… Le fucine andarono a far parte della nascente Teksid che comprendeva: le acciaierie di corso Mortara, gli stabilimenti di fonderia ghisa di Carmagnola e di Crescentino, lo stabilimento di fonderia alluminio di Carmagnola, lo stampaggio a caldo (le fucine) di TORINO, di Avigliana, del Canavese e di Terni; divisi grosso modo per tonnellaggio degli impianti e peso dei singoli prodotti. Le fucine di Torino stampavano circa 300 particolari per auto, carri e trattori e le presse avevano una capacità da 2.000 a 6.500 tonnellate. Le fucine di Torino comprendevano due officine di produzione situate in via Settembrini ed in via Plava, una di attrezzeria (costruzione stampi) la manutenzione, il magazzino e la palazzina degli impiegati. L’organico era di circa 2.200 unità.
Alla fine del 1979, il consiglio di fabbrica delle fucine comprese che si annunciava una consistente riduzione dei volumi produttivi che avrebbe avuto pesanti conseguenze occupazionali; inoltre alcuni particolari di piccole dimensioni per il settore auto, principale cliente delle fucine, incominciavano ad essere prodotti dalle fonderie ghisa (meno costi, ma anche meno qualità). Per questi motivi aprirono una vertenza sindacale che si poneva tre obiettivi:
- Trovare alcune compensazioni al calo dei volumi produttivi, rivendicando la ricerca nel mondo di nuovi mercati e un avanzamento tecnologico degli impianti.
- Affrontare il problema annoso e grave dell’ambiente di lavoro.
- Offrire una soluzione al rilevante numero di lavoratori inidonei che si erano prodotti nel tempo per effetto delle condizioni di lavoro.
Lo sciopero fu proclamato immediatamente riuscendo all’unanimità fra gli operai ed al 50% fra gli impiegati; come conseguenza della determinazione sindacale e del livello di mobilitazione, la trattativa fu spostata dal tavolo dell’Unione Industriale, al tavolo all’interno della fabbrica e condotta dall’esecutivo del consiglio di fabbrica.
L’accordo del 31 gennaio 1980 concluse la vertenza, avviando un processo di ristrutturazione che si concluse due anni dopo con l’accordo del 11 febbraio 1982.
La gestione dell’accordo fu molto difficile poiché la direzione aziendale della Teksid non aveva una autonomia sufficiente per costruirsi un mercato autonomo dalle esigenze di Fiat Auto e delle buone opportunità economiche furono abbandonate in seguito all’opposizione della direzione di Fiat Auto.
Sul piano dei miglioramenti ambientali l’accordo aveva avviato degli indubbi miglioramenti delle condizioni di lavoro, tuttavia l’iniziativa del consiglio di fabbrica, che tendeva a coinvolgere il servizio pubblico per l’igiene ambientale nella gestione dell’accordo, fu fortemente osteggiato dall’azienda e incontrò anche delle opposizioni nelle strutture sindacali.