La forte ripresa produttiva e di mercato connessa con l’affermazione della Uno aprì un periodo molto contraddittorio per il sindacato poiché, già dal 1984, la Fiat iniziò a chiedere la possibilità di ricorrere allo straordinario al sabato per alcune produzioni, attraverso le famose “quote esenti”, stabilite dal Contratto nazionale di lavoro, mentre contemporaneamente proseguiva la Cassa integrazione settimanale e molte migliaia di lavoratori erano ancora sospesi “a zero ore” senza una chiara prospettiva di rientro in azienda. È necessario considerare che al 31 dicembre 1985 scadeva la deroga concessa dall’accordo del 22 ottobre 1983 per il rientro in azienda dei lavoratori sospesi. La nuova situazione di tensione produttiva rischiava quindi di collocare le organizzazioni sindacali in una situazione difficile. In tale occasione esse posero quindi la questione di riprendere normali relazioni sindacali dopo una fase di “gelo” che era durata alcuni anni. La Fiat diede una risposta parzialmente positiva, anche se tra i sindacalisti si ipotizzava che vi fossero opinioni diverse nella Direzione aziendale, non tutte improntate alla disponibilità. In sostanza la Direzione aziendale si dichiarava disponibile a riprendere le relazioni sindacali, ma queste dovevano avere caratteristiche molto diverse rispetto agli anni settanta; in particolare la Fiat riteneva che non fossero discutibili le compatibilità economiche dell’azienda, a cui si doveva subordinare qualsiasi percorso contrattuale; inoltre la contrattazione, secondo la Fiat, doveva svilupparsi in base alla logica dello “scambio”, cioè secondo concessioni reciproche che entrambi le parti dovevano prevedere. Si deve tener conto che in questa parziale conversione della Fiat influivano le necessità della ripresa produttiva e le nuove esigenze di flessibilità del processo produttivo, particolarmente sentite nel settore degli autoveicoli. Inoltre il sindacato si dimostrava molto “ragionevole” nelle sue posizioni, con una disponibilità unitaria nel discutere ogni esigenza produttiva; perciò anche la Fiat aveva un interesse a mantenere le relazioni con le organizzazioni sindacali, poiché l’opinione pubblica non avrebbe compreso posizioni aziendali di chiusura. Da parte sindacale la teoria dello “scambio” era giudicata rischiosa, tuttavia si decise unitariamente di correre questo rischio, calcolando anche i rischi maggiori che derivavano da una completa mancanza di relazioni tra le parti.
Gli effetti di questa politica furono una serie di accordi alla fine del 1985 e nel 1986. Tra questi accordi vi è da segnalare l’accordo del 12 novembre 1985, sottoscritto alla Carrozzeria di Rivalta, che prevedeva la trasformazione della comunicazione dei volumi produttivi che da trimestrale diventava settimanale. Vi era una ragione oggettiva che sottostava alla richiesta aziendale di una periodizzazione più corta nella variazione dei tabelloni produttivi; tale ragione era dovuta all’accentuata variabilità del mercato e all’incremento enorme che avevano avuto le variabili di prodotto per effetto dei diversi allestimenti e optional richiesti allo stesso modello di vettura. Tutto ciò aveva convinto anche le organizzazioni sindacali che non era più possibile mantenere la stessa periodizzazione prevista dagli accordi degli anni settanta, ma che era necessario verificare settimanalmente il rapporto produzione-organici. Il primo accordo fu effettuato nello stabilimento di Rivalta Carrozzeria per le maggiori capacità dimostrate dai rappresentanti sindacali nel gestire questi aspetti; successivamente l’accordo fu replicato negli stessi termini da tutti gli altri stabilimenti.