Il problema della variazione della prestazione in linea di montaggio si pose immediatamente dopo negli stabilimenti di Torino, in particolare a Rivalta, dove le nuove linee di montaggio della Tipo avevano dei tratti che funzionavano a scatti, quindi non più a flusso continuo. I nuovi tratti, chiamati “passo – passo”, prevedevano quindi di eseguire il lavoro “a fermo” e erano dotati di un pulsante di consenso che, una volta terminata l’operazione di montaggio, l’operaio premeva per far passare la vettura alla stazione successiva; su questa base la Fiat comunicò che non sarebbe stata più applicata la regolamentazione relativa alla linea di montaggio, con la corrispondente perdita della pausa di 40 minuti per turno prevista dall’accordo del 5 agosto 1971. In realtà l’interpretazione della Fiat si poteva considerare una forzatura poiché era difficile ritenere che la nuova situazione impiantistica configurasse un vero superamento della linea di montaggio: infatti, la possibilità di non rispettare le cadenze prestabilite era del tutto teorica e il pulsante di consenso poteva disattivare la transazione della linea solamente in circostanze del tutto eccezionali, non dipendenti dalla volontà del lavoratore (nei fatti, venne in seguito abolito). Nella trattativa che si aprì su iniziativa dei rappresentanti sindacali, in particolare quelli della Fiom che avevano una maggioranza determinante, fu richiesta l’applicazione della regolamentazione di linea; la Direzione aziendale alla fine propose uno scambio tra il riconoscimento dei 40 minuti di pausa al “passo-passo” e la possibilità di saturare il lavoratore fino a un massimo del 118% della cadenza della linea. Prima di proseguire la trattativa i Rappresentanti sindacali di Rivalta effettuarono una verifica sul campo per comprendere quali sarebbero state le conseguenze nel caso dell’introduzione di questa nuova normativa. In pratica verificarono che vi erano variazioni già in atto che andavano oltre gli stessi livelli richiesti dall’azienda, senza che vi fossero eccessive proteste da parte dei lavoratori: la spiegazione stava nel fatto che nell’arco del turno vi erano certamente dei periodi di più intensa attività, ma ai quali subentrava spesso una caduta, quando passavano gli allestimenti che richiedevano meno lavoro; oltre tutto l’incremento della prestazione non riguardava tutte le stazioni della linea di montaggio ma solamente una parte, circa un terzo. Era quindi possibile prevedere una situazione di bilanciamento tra allestimenti più impegnativi e quelli meno impegnativi che consentissero una gestione di un eventuale accordo.
Nella fase finale della trattativa tra i rappresentanti sindacali e la Direzione di Rivalta Carrozzeria si aprì un nuovo problema, poiché la Fiom Nazionale fu avvisata della trattativa in corso e subito dopo espresse una valutazione negativa, sostenendo che un eventuale accordo avrebbe approfondito la divisione tra Torino e Milano. A questo punto la Segreteria della Fiom piemontese cercò di convincere i rappresentanti sindacali di Rivalta di sospendere la trattativa, ma questi opposero un rifiuto sostenendo che la trattativa era andata troppo avanti e sospendere la trattativa avrebbe comportato la “perdita della faccia” come agenti contrattuali, con inevitabili conseguenze negative. L’accordo fu firmato il 3 dicembre 1987, con un ribaltamento dei tradizionali ruoli sindacali, dove la posizione “contrattualista” era quella dei delegati sindacali di fabbrica, mentre la struttura sindacale esterna aveva assunto una posizione più “rigida” per esigenze di unità dell’insieme dell’organizzazione. Sia pure in una situazione più complicata si era replicato uno schema analogo a quello dell’accordo sul premio Lam del 1983.
L’accordo prevedeva il riconoscimento della normativa attinente alle linee di montaggio ai tratti passo-passo, contemporaneamente stabiliva che i tempi assegnati a ciascun operaio potevano arrivare al 118% della cadenza della linea per effetto del mix produttivo, comunque con compensazioni nell’arco del turno stesso. Pertanto era stata introdotta una modifica dell’accordo del 26 giugno 1969, che prevedeva uno splafonamento della cadenza linea del 5% per mix produttivo e di un 13% per variazioni del ciclo biofisiologico del lavoratore, mentre in questo accordo tutto era ricondotto alle variazioni del mix produttivo.
Con questo accordo la rappresentanza sindacale di Rivalta si confermava per essere quella che sperimentava gli accordi più innovativi, successivamente proposti negli altri stabilimenti.