REPORT INCONTRO AL MINISTERO PER ACCIAIERIE D’ITALIA (25.03.2022)
Un incontro in collegamento da remoto, convocato dal MISE, che doveva iniziare alle 11.00 ha tenuto in collegamento le parti per circa 2 ore, in silenzio, senza avvio della conferenza (idem nel pomeriggio). Se questo è lo stato delle cose, ci fa capire bene con quale serietà viene affrontato il problema dei lavoratori legati al siderurgico più grande d’Europa.
Il rappresentante del governo ha comunicato la ripresa del tavolo per lunedì 28 mattina alle ore 10.30.
Fino ad ora, sono stati confermati gli annunci dei giorni scorsi di aumento della produzione di acciaio e la messa in cassa integrazione di 3000 lavoratori in aggiunta ai circa 1600 ILVA in A.s.
Tra le altre cose, come LMO abbiamo posto un problema di cui mai si parla.
Una prospettiva senza soluzione per i lavoratori e i cittadini di Taranto legati a un processo produttivo ritenuto “incompatibile con la vita umana”.
Da anni migliaia di famiglie sono da una parte condannate al ricatto occupazionale, costretti da una misera sopravvivenza con soldi pubblici (CIG) e perenne incertezza del proprio futuro; dall’atra a subire una condizione permanente di pericolo per la propria salute.
Le parti sociali si sono adeguate al perdurare di questa situazione disastrosa, normalizzando il proprio agire al permanere dello stato di cose, senza una azione forte che mira al cambiamento vero della situazione.
Intanto si instaura tra i lavoratori un clima di alienazione e di rassegnazione che indebolisce sempre più la possibilità di una presa di coscienza della necessità di una lotta unitaria dei lavoratori per dire basta al perenne attentato alla propria salute e al lavoro tutelato e sicuro.
La guerra in Ucraina, non può essere l’ennesima scusa per continuare ad avvelenare un intero territorio facendo lavorare sempre meno lavoratori, in condizioni di pericolo per la propria salute e nello stesso tempo aumentare la produzione.
A Taranto c’è una guerra non dichiarata ma imposta che va avanti da molti anni e che ha già fatto migliaia di morti tra i lavoratori e i cittadini non risparmiando bambini, donne e anziani.
Le parti sociali non hanno più nulla da offrire se non peggiorare la situazione. Noi ribadiamo che l’alternativa è la lotta e l’unità dei lavoratori, con i cittadini di Taranto per un vero cambiamento di prospettiva.
Porre fine a questa agonia per:
-fermare le fonti inquinanti.
-effettuare vere bonifiche tramite formazione degli stessi lavoratori.
-garantire occupazione sicura.
La dignità dei lavoratori va ristabilita rispettando la salute e riconoscendo i benefici sull’esposizione all’amianto e alle sostanze nocive e tossiche.
IL 22 APRILE È UN’OTTIMA OCCASIONE PER SCENDERE IN SCIOPERO.
Contro la guerra esterna nella quale ci vogliono trascinare e per combattere la guerra interna per la salute, il lavoro, il futuro dei lavoratori e dei cittadini di Taranto e del territorio