Il periodo che va dal 1991 al 1995 vede un’alternanza di accordi che gestiscono gli aspetti di ristrutturazione, con quelli che si possono inserire nel filone della partecipazione. Nei fatti la crisi della Fiat interessò anche altri settori, come dimostrava la ripresa della Cassa Integrazione e degli accordi di ristrutturazione e gestione delle eccedenze, che furono realizzate generalmente con il ricorso alla Cassa integrazione e ai prepensionamenti. In particolare, l’accordo del 4 febbraio 1992 sottoscritto al Ministero del lavoro, faceva la sintesi della situazione nei diversi settori Fiat (Auto, Iveco, Geotech, Magneti Marelli e Gilardini), già affrontata in precedenti accordi, quantificando in 10.300 le eccedenze di organico e concordando 4.930 prepensionamenti. Nello stesso anno gli interventi legislativi tesi a ridurre la spesa pubblica ormai fuori controllo limitarono le possibilità di accesso alla pensione di anzianità. Conseguentemente, per la Fiat Auto fu sottoscritto un nuovo accordo il 10 dicembre 1992 che avviava la procedura dei licenziamenti collettivi (la cosiddetta “mobilità” prevista dalla legge 223/91) per 250 lavoratori, con una formula che sarà utilizzata in molte circostanze future: cioè venivano licenziati e posti in mobilità i lavoratori più anziani che potevano accedere alla pensione nell’arco di pochi anni e che a questo scopo erano anche opportunamente incentivati, avendo espresso la volontà di dimettersi. Tali accordi partivano dal presupposto esplicito di una gestione concordata azienda – sindacati dei processi di crisi e ristrutturazione aziendale.