Sono passati oltre 40 anni dall’insediamento di uno dei più autorevoli presidenti della Repubblica.
Un socialista che nel famoso discorso di investitura tuonò, “svuotate gli arsenali riempite i granai” parole dure che sembrano macigni oggi.
Questo conflitto, a differenza delle precedenti guerre imperialista del passato più o meno recente (Iraq, Balcani, Afghanistan, Siria) finalizzate al controllo di aree ristrette e delle loro ricchezze, va molto oltre.
Vi è uno scontro tra due idee di sistema economico: Quello FINANZIARIO voluto dall’Inghilterra, Usa e Europa che in sostanza si basa sul denaro virtuale, e quello PRODUTTIVO che si fonda sui beni reali come energia, cibo, oro, avanzato inizialmente dai paesi riconducibili sotto la sigla BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), e successivamente visto con forte interesse da parte di paesi delle americhe, Nicaragua, Cuba, Venezuela, Messico, Honduras, Bolivia.
Lo dimostra anche la loro mancata presenza al vertice delle americhe.
Ovviamente oggi, ritroviamo l’Europa (parliamo di quella politica) compatta nell’appoggiare la guerra.
Di conseguenza, anche i partiti italiani dell’arco parlamentare, tutti europeisti, sono schierati in favore della guerra.
Lo dimostra la risoluzione votata in senato il 21-06-2022, con soli 22 contrari, un voto quasi unanime (nonostante la falsa dei 5S) e non curante del fatto che nel Paese vi è un’ampissima maggioranza che rifiuta la guerra, nonostante un’informazione di regime.
Ma anche tra chi scende in piazza contro la guerra vi sono delle differenze:
Vi sono coloro, tra cui il sindacato di classe che con un’analisi dettagliata individuano le vere cause e gli obbiettivi di questa guerra.
E al contempo, ci sono coloro come la FIOM e parte del sindacato di base che pur manifestando per la pace non ne individuano le vere cause perché fortemente europeisti.
Come abbiamo riportato sopra, quando si parla di EUROPEISMO, si indica il sistema politico ed economico tutto basato sulla finanza, quel sistema che ha affamato popoli come la Grecia e la stessa Italia, con politiche che hanno distrutto il lavoro, lo stato sociale, l’assistenza, la previdenza, l’istruzione ecc,..
Ma quelle politiche di stampo liberista non solo hanno distrutto il lavoro e i diritti, ma hanno anche causato un fortissimo impoverimento dei salari.
Oggi, l’Europa si “accorge” del pericolo, e parla di MINIMO SALARIALE, ma ovviamente rimanendo in quei parametri.
Allora ecco che la macchina della concertazione sociale composta dalla borghesia, dal suo Stato e dai sindacati collaborazionisti, propone con un baccano mediatico. Un diversivo per sopire le ansie dei lavoratori, che vedranno assottigliarsi il già magro potere d’acquisto della loro busta paga.
Esce così la proposta del cosiddetto “salario minimo” che se non è truffaldina dovrebbe avere lo scopo di cancellare i contratti più sfavorevoli, con paghe orarie abbondantemente al di sotto dei 9 euro. Su questo scopo già si sono allarmati Confindustria e sindacati concertativi esprimendo contrarietà e rivendicando il ruolo di essere loro a decidere nella contrattazione le paghe orarie (utilizzando il salario come merce di scambio tra flessibilità oraria, fondi privati e comitati paritetici) gli stessi che hanno sottoscritto accordi di settore con paghe orarie ben al di sotto dei 9 euro lordi difatti lo scopo reale è quello di fuorviare l’attenzione dal fatto che anche i salari più alti previsti dai contratti non saranno in grado di proteggere il potere d’acquisto dei lavoratori dai morsi dell’inflazione.
Infatti la discussione sul salario minimo serve proprio a mettere in secondo piano quello che il governatore della Banca d’Italia Visco e il presidente del Consiglio Draghi hanno detto a chiare lettere: non si deve permettere ai salari di seguire l’andamento dell’indice dei prezzi. Quindi nessun meccanismo automatico di recupero dell’inflazione (ex scala mobile).
Resta un fatto per ora certo: la discussione sul salario minimo fra le cosiddette “parti sociali” è una messinscena mediatica al fine di fare ingoiare ai lavoratori il boccone amaro di una drastica perdita del potere d’acquisto dei loro salari.
La debolezza del sistema europeo è stata fortemente visibile anche durante la pandemia, in particolare in Italia, con un sistema sanitario oramai distrutto, l’unica risposta è stata un acquisto miliardario di vaccini.
Un’Europa debole e servile, che non si è imposta con le case farmaceutiche stabilendo quantità ben precise, modalità e termine della fornitura e oggi ci ritroviamo consegne che continuano ad arrivare, magazzini strapieni, e milioni di vaccini donati a paesi africani, in scadenza e che loro hanno dovuto buttare, ma lo hanno fatto loro e l’Italia ha dimostrato al popolo la propria solidarietà.
In sostanza oggi dopo oltre settanta anni dalla sua creazione, il sistema di Bretton Woods dominato dal dollaro come unica moneta di riferimento negli scambi, nella finanza e nelle riserve, ha terminato il suo ciclo storico.
Dall’altro campo il largo schieramento dei paesi a partire dalla Russia, hanno fortemente investito in produzioni primarie sui loro territori, energie, beni di prima necessita.
Inoltre a differenza dei sistemi Euroatlantici che basano la loro moneta non su beni reali ma virtuali, quello Russo è basato sui reali depositi auriferi e su beni di prima necessità, quindi il valore della loro moneta si basa su valori reali e non su carta straccia.
I segnali che vengono inviati sono chiari: segnano un avanzamento decisivo verso un terzo conflitto mondiale.
L’escalation è in atto, il blocco delle merci per Kaliningrad adottato dalla Lituania nei Paesi Baltici, e la risposta Russa sintetizzata in “se non riprende il traffico merci agiremo” è fortemente preoccupante se pensiamo che quei paesi sono sotto il controllo NATO.
Questa terribile prospettiva è nascosta con cura ai lavoratori dai politici e sindacati euroatlantisti, con l’obiettivo di farli arrivare alla guerra impreparati, illudendoli fino al giorno prima che tutto ciò non posso mai accadere.
In conclusione ci stanno trascinando in un conflitto mondiale in Europa per difendere la supremazia del dollaro e di quel sistema finanziario economico basato su carta straccia, come dimostra la scarsità di materie prime che si sommerà in Autunno alla mancanza di energia.
Inutile dire che la loro democrazia accorda ai capitalisti il diritto alla menzogna sulla pelle dei lavoratori e concede al potere il monopolio della macchina mediatica per imporla come verità assoluta e certificata.
E’ necessario discutere tra i lavoratori la situazione reale che si sta prospettando, acquisire consapevolezza di una risposta forte, unitaria dei lavoratori, dei ceti popolari e di chiunque vive del proprio lavoro.
Contro la guerra, il pensiero unico, il governo Draghi, la NATO, l’invio di armi, il carovita.
Per il ripristino della scala mobile, la riduzione dell’orario di lavoro e la piena occupazione, l’incremento di risorse per servizi sociali pubblici e gratuiti, scuola, sanità trasporti ecc.Politiche completamente opposte a quelle liberiste volute dal potere finanziario, i lavoratori devono prendere consapevolezza che per ottenerle si deve abbattere quel sistema: economico finanziario, politico e sindacale che continua a difenderlo per mantenere il proprio potere.