Quelli più anziani ricorderanno certamente l’accordo sulla nuova Pomigliano del 2003, quello che prevedeva l’introduzione del TMC2, in cambio di 2000 assunzioni a Pomigliano, ma quello che fece decidere il gruppo dirigente Fiom a siglarlo, fu l’esclusiva del marchio Alfa a Pomigliano.

Nel giro di qualche mese Marchionne ritirò quanto detto e apri una disputa tra i vari siti produttivi, una competizione tra lavoratori dei vari stabilimenti. In sostanza, con la gestione di un migliaio di nuove assunzioni, il sindacato sacrifico la possibbilita’ di un unita’ tra i lavoratori.

Oggi Carlos Tavares supera Marchionne.

Da qualche mese nello stabilimento di Pomigliano sono presenti lavoratori provenienti da Melfi, nonostante vi siano ancora operai che lavorano pochi giorni al mese.

Quindi ci ritroviamo uno stabilimento con maestranze in trasferta provenienti da Melfi, con operai che lavorano pochi giorni al mese e addirittura si permette il ricorso allo straordinario.

Oramai la spregiudicatezza non ha limiti, da esperto “mazziere”  mescola le tre carte.

In prima istanza i trasfertisti vennero inviati su base volontaria, come previsto dai contratti, poi ricorsero alle minacce, lavoratori anche condizionati vennero obbligati a partire per Pomigliano, nel giro di un paio di giorni dovevano fare la valigia e partire.

Poco importava che tra di loro vi fossero R.C.L., non idonei alla linea, infatti rimanevano privi di collocazione, ma doveva passare il principio della trasferta obbligatoria.

Oggi ci dicono i compagni di Melfi, che non sanno quanto tempo devono rimanere, anche perché gira voce che tutti i lavoratori, a rotazione dovanno andare a Pomigliano.

L’operazione che ha in mente Stellantis è ben chiara, far passare per obbligatorio il trasferimento a breve termine di maestranze da uno stabilimento all’altro.

Se ieri Marchionne riusci nell’intento che la produzione doveva essere spostata a piacimento aziendale da una fabbrica all’altra, oggi Tavares pretende di spostare i lavoratori in base alle esigenze aziendali, poco conta se dietro ogni lavoratore vi è una famiglia, donne uomini bambini, non contano, nulla conta, solo il profitto.

Da gioco di strada a strategia industriale. Questi “giocolieri”, in questo modo riducono fortemente la forza lavoro dei vari stabilimenti e spostano la rimanenza di volta in volta.

 Da operai a  schiavi del profitto. Se ciò è stato consentito dai servi del sindacato confederale i lavoratori non possono permetterlo, bisogna impedirlo in tutti i modi, ritrovare quell’unita’ di classe, se oggi tocca ai lavoratori di Melfi domani tocchera’ a Pomigliano, Cassino, Mirafiori, e poi.

I lavoratori non sono una variabile dipendente del profitto.

La Fiom, deve decidere da che parte stare, indìca subito un’ assemblea.

Le varie O.S. di base devono unire le forze e battersi contro questa idea di schiavismo, e’ indispensabile un’ assemblea dei lavoratori da tenersi dentro o fuori i cancelli per discutere delle iniziative da intraprendere.