Come prendere per i fondelli un’intero territorio in 35 righe. Le loro “soluzioni temporanee” le conosciamo bene.

I 320 milioni a “condizioni di mercato”, rappresentano la sintesi di tutto ciò che orbita attorno alla vicenda ILVA (perché ricordiamo che é il mercato quello che comanda).

E loro vogliono davvero farci credere che spunterà di punto in bianco un nuovo investitore pronto ad accollarsi non solo i miliardi che servono per la riconversione e la decarbonizzazione (che ipoteticamente, nel caso dell’Ilva significherebbe radere al suolo tutto e ricostruire quasi da 0) ma anche la responsabilità degli esuberi che altrimenti toccherebbero allo Stato?

A proposito della decarbonizzazione ribadiamo 3 punti fondamentali:

1- la decarbonizzazione su quegli impianti allo stato attuale é IMPOSSIBILE.

E i sindacati firmatari, che sanno benissimo che la decarbonizzazione é inattuabile, a proposito di tutto questo, cosa rispondono?

2- Davvero si pensa che con la sentenza della corte europea che si pronuncerà ad Aprile potrebbe esserci ora qualche investitore davvero interessato?

3- Chi oggi parla di decarbonizzazione come un processo davvero attuabile (come Legambiente) fa semplicemente campagna elettorale all’Unione Europea e alla sua stramba idea di “green economy”.

In questo ultimo periodo i tavoli istituzionali hanno portato solo rinvii e sceneggiate. per loro non esiste il rispetto per la Salute per cittadini e lavoratori. Operai che rischiano tutto all’interno dello stabilimento.

Noi continuiamo il nostro percorso con le Associazioni di Taranto, in preparazione della prossima assemblea cittadina per portare cittadini e lavoratori uniti per l’unica strada davvero percorribile, difendendo la Salute e pretendendo un posto di lavoro dignitoso.

-apertura amianto.

-prepensionamento.

-avviare un percorso di vere bonifiche.

-risarcimento danni sulla base della sentenza vinta dai colleghi che si sono ammalati di Tumore e altre malattia per colpa di quegli impianti CRIMINALI da sostanze nocive e tossiche, presso la Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU) il 5 maggio 2022.