Le O.O.S.S. di base, sulla scia di una falsa CGIL si oppongono alle politiche del governo sulle singole norme, ma evitano un’ analisi politica che identifichi le vere responsabilità e i veri obbiettivi di quelle direttive. Sono prive di un vero progetto di lunga veduta, di un’idea di società, ma si limitano a limare ogni singola decisione assunta dal governo.
Questo significa omologarsi al pensiero unico del capitale. Ciò, lo possiamo accettare solo da chi da oltre 30 anni ha scelto l’omologazione (confederali) e che quindi ha deciso di abbandonare le logiche conflittuali, ossia la lotta di classe e il conflitto eterno tra capitale e lavoro. Ma non da quelle O.S. nate proprio per rompere con chi accettò la concertazione e poi la subalternità.
Non da quelle organizzazioni di base che da sempre hanno creduto e si sono impegnate nella costruzione di un sindacato di classe conflittuale e che oggi vediamo muoversi con le stesse logiche.Come FLMU abbiamo sempre sostenuto e lottato per ristabilire la sovranità del lavoro, cioè a riprendere in mano una idea di politica “alta”, che non sottostia ai diktat del capitalismo sovranazionale o all’imperialismo in ogni forma in cui esso si esprima.
E’ fondamentale ricostruire le basi (ideali, teoriche, ideologiche, culturali) per riappropriarci del concetto di sovranità dei lavoratori e ricostruire una coscienza di classe tra coloro che vivono del proprio lavoro: così che questi possano entrare politicamente nella storia come classe sociale capace di elevarsi da quella “morale di schiavi” a cui oggi è costretta a una “morale di produttori” che permetta loro di diventare protagonisti del progresso e proprietari dei mezzi di produzione.Con queste premesse vanno affrontati i temi del lavoro.
Mentre gran parte del sindacalismo di base, che dovrebbe essere la guida del movimento di classe, adopera lo stesso linguaggio, gli stessi slogan e le stesse logiche di chi da anni ha scelto le strade dell’omologazione, firmando tutti gli accordi che hanno peggiorato enormemente le condizioni operaie.
Ci riferiamo alla stragrande maggioranza del sindacalismo di base, con particolare riferimento alla CUB. Senza ritornare sulle differenze che negli ultimi anni hanno evidenziato enormi divergenze tra la dirigenza CUB e la FLMU, ci limitiamo ad evidenziare i contenuti dell’ultimo sciopero nazionale dove la CUB si allineava con proclami di lotta generici, mentre la Flmu evidenziava un analisi politica delle cause, delle responsabilità, e la necessità di una rottura con quelle politice di sottomissione.
Oggi ci risiamo con la mobilitazione generale contro il governo. Lo slogan della Cub è “GOVERNO DRAGHI NON CI INCANTI PIÚ”.
Questo presuppone che ci sia stata in precedenza la speranza percepita che il governo draghi potesse essere un’alternativa alla direzione dei governi che da sempre hanno governato l’Italia.
Se la CUB si è lasciata incantare dal servitore della Trojka, da colui che ha iniziato il processo di svendita del patrimonio immobbiliare degli Italiani, da un banchiere che nella sua logica, il profitto è al di sopra dell’uomo, da chi dall’alto del suo potere ha messo in ginocchio popoli, affamandoli, depredandoli, portandoli ad una guerra civile come in grecia, ciò evidenzia un incapacità di analisi politica (augurandoci che sia solo quella).
Da sempre la FLMU, si è schierata contro quel sistema di potere e di oppressione rappresentato dall’Europa dei burocrati che pone il sistema finanziario e del capitale al governo dei popoli.
Tante sono state le iniziative e i documenti (anche programmatici) stilati dalla FLMU contenenti analisi ben dettagliate a riguardo.
Ma evidentemente la Cub (o meglio questa classe dirigente della Cub) non ha mai voluto prendere in considerazione, e si è limitata ogni qualvolta a prendere posizioni zoppe o ambigue, stile Cgil, Usb e tante altre Organizzazioni.Esiste quindi una VOLONTÀ nel perseguire questa strada di finta opposizione, che si pone di contrastare il singolo provvedimento, ma non ne analizza le cause e le responsabilità.
La gloriosa CUB, quel sindacato di lotta e di classe, voluto da un grande Tiboni, che contribuì ad organizzare un’alternativa per il mondo operaio, una difesa di classe allo strapotere dei potenti, che ha sempre rivendicato il conflitto come strumento di azione politica, uomo sempre schierato contro ogni forma di omologazione, che seppe condurre la Cub fino alla sua prematura fine (la sua ultima impronta la vediamo nello schierarsi contro l’accordo sul testo unico sulla rappresentanza sindacale ritenendolo giustamente un elemento di separazione voluto dai padroni, per dividere definitivamente quelli che stanno dalla parte dei padroni con chi ritiene la difesa dei lavoratori un idea di sopravvivenza) oggi non esiste più.
Oggi in questa Cub non esiste il minimo spazio per una continuità con quelle politiche sindacaliCiò a nostro giudizio dovrebbe far riflettere fortemente quei compagni che hanno creduto in quel progetto, di costruzione e difesa dell’idea stessa di sindacato conflittuale e di classe dei lavoratori, indipendente da forze politiche corrotte e capace di opporsi a governi, istituzioni, e padroni.
-Tommaso Pirozzi : operaio FCA/Stellantis Pomigliano
-Andrea Di Paolo : operaio FCA/Stellantis Termoli