Il 28/29 giugno 2024 Festa del Sindacato Generale di Classe.

Due giorni di dibattito, confronti e proposte per delineare obiettivi e percorsi di lotta attraverso
un’analisi concreta della situazione concreta
SGC ringrazia i lavoratori, le avanguardie di lotta arrivate da varie parti d’Italia, protagonisti nella costruzione del sindacato di classe con la loro militanza. Ringrazia gli oratori presenti e da remoto, che hanno portato un punto di vista, non sottomesso al pensiero unico, sulla geopolitica, sul genocidio del popolo palestinese e sulla realtà della Cina.
Ringrazia gli avvocati che ci supportano nelle lotte quotidiane, intervenendo sull’attività centrale della nostra azione: la sicurezza, la salute e l’ambiente dentro e fuori i luoghi di lavoro.
Sono stati tutti interventi di qualità, consapevoli della grave situazione che stiamo vivendo e della necessità di reagire. La conferenza ha visto la presenza attiva di lavoratori e lavoratrici di settori pubblici e privati, dalle multinazionali alle piccole e medie aziende manufatturiere, settori produttivi e di servizi.
Dal settore metalmeccanico come: Stellantis, ILVA, Tenaris Dalmine, Marcegaglia, Electrolux, Whirlpool, Imes Varroc, Fincantieri, Sidel ecc., al settore chimico e tessile: Lati, Bakelite, P.P.G., Suominen. Dal trasporto pubblico, come ATM Milano in sciopero da mesi, alla logistica, dagli operatori ecologici alle cooperative di servizi e commercio. Dal pubblico impiego (ministeri, scuole, enti locali, sanità) ai servizi sociali pubblici e privatizzati.
L’obiettivo dei due giorni era delineare obiettivi e percorsi di lotta all’interno di un programma (che sintetizzeremo e pubblicheremo prossimamente) che determini l’azione di un sindacato di classe ma anche elaborare una proposta immediata rivolta a tutti quelli che si battono e/o intendono reagire e contrapporsi, senza ambiguità, alla barbarie del sistema basato sullo sfruttamento umano e ambientale, in un momento di particolare arroganza dei poteri dominanti nei confronti dei lavoratori e dei ceti popolari, impoveriti e sottomessi a scelte politiche asservite alla finanza, alle multinazionali delle armi, delle fonti energetiche, farmaceutiche, alimentari e all’’intelligenza artificiale utilizzata per fare strage di civili nelle guerre ma anche per maggior sfruttamento nella produzione, controllo delle popolazioni e repressione per chi dissente.
Non basta denunciare gli effetti del “capitalismo”, bisogna combatterne le cause.
Non possiamo che lavorare per l’avanzamento della riscossa proletaria e popolare, a partire dal recupero del ruolo centrale della classe operaia e più in generale della classe lavoratrice nel conflitto capitale/lavoro.
Dobbiamo adoperarci per uscire dallo stato comatoso nella quale la classe lavoratrice è stata relegata dall’azione politica governativa e dall’inerzia, se non tradimento, dei sindacati concertativi negli ultimi decenni.
La proposta immediata è diretta innanzitutto alle organizzazioni sindacali “conflittuali”, alle avanguardie di lotta che pure ci sono, ai lavoratori e alle lavoratrici di tutti i settori pubblici e privati, ai quali rivolgiamo un appello a trovare un’unità di intenti e di azione su un terreno comune.

La grave situazione che si sta determinando sia sul piano della corsa alla guerra con conseguenze pericolose e disastrose per i lavoratori e le masse popolari espropriate di qualsiasi sovranità, che sul piano dei diritti democratici e sociali, nonché sul peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro, chiama tutti ad una presa di posizione cosciente, vigorosa e tempestiva su alcuni temi centrali oggi nel conflitto, preservando le differenze e l’autonomia proprie di ogni organizzazione sindacale ma che su alcuni temi urgenti non possono sovrastare l’importanza di una risposta unitaria. Altrimenti la situazione di difficoltà in cui la classe lavoratrice si trova in questo momento nello scontro di classe si aggraverà grazie anche al tradimento delle burocrazie sindacali confederali.
Abbiamo il compito di tentare di ristabilire il ruolo di avanguardia della classe lavoratrice contro le scelte politiche che determinano e alimentano le guerre.
Politiche che stanno determinando delocalizzazioni con chiusura di stabilimenti produttivi deportazioni e licenziamenti, come alla Stellantis ma anche la contrazione dei salari relegando la contrattazione alla mercè dei padroni. Così come la monetizzazione della salute e della sicurezza dentro e fuori i luoghi di lavoro.
Partiamo dai territori a promuovere azioni comuni e unitarie.
I temi su cui aprire un confronto e organizzare un percorso unitario di mobilitazione potrebbero essere:
1. Fermiamo le politiche del governo e le direttive Europee che alimentano e sostengono la guerra. No all’invio di armi, le risorse vanno utilizzate per i servizi sociali pubblici, scuola, sanità, trasporti. Sostegno al reddito, alle famiglie, al diritto all’abitare.
2.
Fuori la NATO dall’Italia e la cultura guerrafondaia dalle scuole.
3.
Fermiamo la delocalizzazione di impianti produttivi a partire dallo smantellamento della Stellantis. Contro ogni licenziamento.
4.
No alla monetizzazione della salute, smantellamento di ogni fonte di inquinamento e processi produttivi incompatibili con la vita umana. Per l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro e per il lavoro.

Introduzione di un meccanismo automatico di salvaguardia dei salari dall’inflazione (scala mobile),

Cospicui aumenti salariali, slegati dalla produttività, per la crescita economica e sociale dell’intera classe operaia.

No alla sostituzione degli aumenti del salario con i bonus, flexible benefit ecc.

Riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario. L’introduzione delle nuove tecnologie deve riscattare tempo libero fruibile dai lavoratori e dalle lavoratrici.

Contro la privatizzazione dei servizi sociali. No a fondi pensionistici e sanitari nei CCNL.

Eliminare ogni forma di vincoli e ostacoli al diritto di sciopero, all’esercizio dell’attività sindacale e alle libere elezioni dei rappresentanti dei lavoratori. Il protagonismo dei lavoratori nelle decisioni contrattuali non può essere formale ma sostanziale.
L’appello è esteso anche alle associazioni, comitati e organizzazioni sociali e politiche, a chi vive del proprio lavoro che realmente vuole reagire a questo stato di cose che ci porta verso la terza guerra mondiale.
Le divergenze se non sono sostanziali non possono fermare una necessaria risposta antagonista unitaria, la nostra disponibilità a lavorare in una prospettiva costruttiva e unitaria non mancherà!