Inesorabile declino:

Rischio di una vendita a pezzi dell’ex Ilva.

Oggi la situazione é questa:

Tra le lunghe ferie e l’aumento inesorabile di cassa integrazione, la presenza dei lavoratori è limitata a quelli impegnati a non far fermare del tutto gli impianti.

Solo a Taranto con la seconda amministrazione straordinaria ci sono 4000 lavoratori in cassa integrazione, quale sarà il loro futuro occupazionale?

Lo stabilimento da 20 mila lavoratori è un ricordo del passato.

E in questo limbo, nascono i mostri.

Oggi la produzione poggia solo sull’Afo4 a marcia ridottissima, con capacità di produzione di circa 1,5 milioni di tonnellate, una bazzecola per lo stabilimento a ciclo integrale più grande d’Europa.

E nonostante si legga su molti giornali che BRUXELLES abbia ritrovato fiducia nel presunto piano industriale presentato, di questo piano industriale non se ne ha traccia.

I lavoratori ne sanno qualcosa? I cittadini ne sanno qualcosa? Di questo presunto piano industriale é stato messo al corrente qualcuno?

Perché di tutta questa operazione, che rende sempre più concreta l’ipotesi che la fabbrica venga venduta a “pezzi” ai migliori offerenti, non ne sa niente nessuno.

Esiste effettivamente piano industriale?

Esiste effettivamente un piano ambientale?

Il primo piano industriale prevedeva: l’Afo4 veniva lasciato al suo destino, mentre si prevedevano 2 forni elettrici entro aprile, il riavvio dell’Afo2, a settembre, il rifacimento dell’Afo1 fine anno, per arrivare a un totale di 8 milioni di tonnellate prodotte entro il 2025.

Completo fallimento.

Quindi, tutto da rifare. Ed ecco il secondo piano industriale legato al bando di gara, presentato a luglio dai commissari. I quali commissari partono dal finanziamento di 320 milioni, più altri 300 presi dal patrimonio di Ilva in amministrazione straordinaria, da impegnare solo e soltanto per l’ambientalizzazione.

AD OGGI NON É STATO MIGLIORATO NULLA DAL PUNTO DI VISTA DELLA COMPATIBILITÀ AMBIENTALE e della SALUTE.

Che dovrebbe rispondere tace, ben riparato dietro la propria scrivania.

Ai lavoratori viene ancora proposta la solita cantilena “dell’avere fiducia”.

Ci teniamo a rispondere anche ad AIGI, che in un recente comunicato ha sottolineato come sia importante la ripresa tempestiva della produzione…a prescindere dalle condizioni di sicurezza degli impianti.

Evidentemente quando c’è di mezzo il soldo, la salute e il rischio di incidenti rilevanti di tutti i lavoratori, passa in secondo piano…

C’è anche del buono però.

Nel mentre, abbiamo ricevuto la splendida notizia che la prossima udienza dell’azione inibitoria di terra la stessa data della discussione sull’ammissibilità della class-action-risarcitoria.

Il 24 Ottobre si decideranno le definitive sorti di quello stabilimento.

Come sempre, per noi la strada da seguire non cambia.

-Smantellamento e bonifica.

-formazione e reintroduzione dei lavoratori nei lavori di bonifica, aprendo anche all’enorme platea di disoccupati del territorio.

-risarcimento danni (sentenza CEDU 5 maggio 2022) e prepensionamento

-apertura amianto

-azione inibitoria e class action risarcitoria (sentenza 25 giugno 2024)