Sei miliardi e trecentomila euro concessi a FCA con garanzia dello Stato è solo l’ultimo dei tanti finanziamenti ad un’industria automobilistica che di Italiano non ha più nulla, e che in cambio ha solo disatteso piani industriali, ha drasticamente ridotto i livelli occupazionali e delocalizzato all’estero intere produzioni.

A volte fa bene ricordare un passato ormai lontano. Il 2008 inizia, per noi operai della Fiat di Pomigliano d’Arco, con i famosi corsi per la riabilitazione con lavaggio del cervello annesso e la deportazione dei lavoratori ribelli presso capannoni creati ad hoc, una rivisitazione della famosa O.S.R. conosciute negli anni 50 come “Officine Stella Rossa”.

Lavoratori discriminati perchè mal si adattano ad un potere padronale che si ritiene svincolato da ogni regola di convivenza e inclusione sociale.

Da lì a poco l’inizio della cassa integrazione che accompagna i vari cambi di società da Fiat ad FCA fino ai nostri giorni con la neonata Stellantis.

Non a caso i Piani Industriali mai realizzati ma solo pubblicizzati di volta in volta, trovano le proprie ricadute disastrose su tutto il territorio Nazionale che dal famoso referendum Piano Marchionne ha portato agli Operai perdita di diritti, aumento dei carichi di lavoro e cassa integrazione con la complicità di CGIL, CISL, UIL – e forze politiche.

È chiara anche la congegnata beffa utilizzata da Governo e parti sociali che attraverso i media, per ingannare gli operai, si autoproclamavano promotori e unici realizzatori dell’indispensabile cambiamento epocale per uscire dalla grave crisi di sistema.

Questa è la sintesi delle strategie industriali, attuate ripetutamente nell’ultimo ventennio da parte di Fiat, “processi di ristrutturazione profondi e radicali”, rendere gli stabilimenti più produttivi riducendo i costi di produzione, attraverso la riduzione dei lavoratori e l’aumento dei ritmi di lavoro.

Strategia avvallata dalle forze sindacali rivendicando l’intervento dei governi a sostegno dell’impresa attraverso finanziamenti pubblici, cassa integazione e sgravi, ovviamente per rendersi credibili, false mobilitazioni di lotta a sostegno delle richieste.

Da sempre come FLMUniti siamo stati contrari a questi falsi piani industriali e con azioni di lotta in tutti gli stabilimenti abbiamo tentato di impedirne l’esecuzione, oggi le conseguenze drammatiche ci portano a una drammatica realtà, dividendi MILIONARI per gli azionisti, retribuzioni STELLARI per i propri Manager – Dirigenti, stipendi da fame, cassa integrazione e tagli occupazionali per gli Operai.

Tutti gli stabilimenti italiani di Stellantis continuano ad essere in Cig, e le prospettive sono nere:

Cassino è interessato a un profondo ridimensionamento dei volumi occupazionali che comprometterà l’economia di un territorio interamente assoggettato all’industria automobilistica. Oggi lavorano un paio di giorni la settimana, eppure solo cinque mesi fa, durante la visita di Tavares a Cassino, politici e sindacalisti confederali fecero a gara a chi esprimeva i migliori apprezzamenti all’amministratore di Stellantis, si parlava di investimenti, rilancio del sito produttivo e qualcuno azzardava anche nuove assunzioni, stessa scena vista qualche anno fa tra Renzi e Marchionne.

A Melfi, dove la politica aziendale del nuovo gruppo comincia a scoprire le carte, è all’ordine del giorno una drastica ristrutturazione dell’indotto e la riduzione delle linee di produzione dello stabilimento centrale con la concentrazione della produzione su una sola linea. Questo “piano”, se passerà, porterà ad una drastica riduzione dei posti di lavoro ed a un aumento sostanziale dei carichi di lavoro per chi rimarrà. Nel frattempo gli operai continuano a perdere buona parte dei salari con la cassa integrazione.

Pomigliano, la CIG continua ininterrotta dal lontano 2008, lavoratori che non riescono ad arrivare alla fine del mese, che lavorano un paio di giorni a settimana i loro calendari gli vengono comunicati settimanalmente attraverso messaggi sul cell. Siamo ritornati al vecchio caporalato di 50 anni fa. Intanto il lancio della nuova vettura slitta di un anno.

SEVEL ad Atessa l’unico stabilimento in Italia che non aveva subito la ricetta Marchionne, dove si lavorava su 15 turni dal lunedi al venerdi, dal 2 maggio si passa ai 18 turni (lo stabilimento resta fermo solo il sabato notte e la domenica mattina e pomeriggio).

Anche in questo stabilimento che non vede i problemi della CiG la logica è la stessa, aumenti sconsiderati dei ritmi e dei carichi di lavoro. Gli operai avranno un riposo decente solo una volta ogni 6 settimane quando gli capiterà di poter far festa (se non ricattati dai vari capetti come accade spesso con gli interinali costretti a lavorare anche in questi giorni) il venerdì e la domenica notte.

Termoli, ancora cassaintegrazione per ora fino al 7 Giugno al reparto cambi che non ha prospettive , sta finendo nel silenzio totale , dopo la scelta aziendale di investire milioni di euro negli stabilimenti a basso costo come la Polonia .

Con uno scenario così drammatico e con una pioggia di miliardi del Recovery Fund in arrivo, l’azienda slega i suoi cani ed ecco che la scena si ripete – Fim, Fiom,Uilm, mettono in campo la solita farsa. Invece di organizzare la forza operaia per dare una risposta al padrone colpendolo dove è più sensibile, i profitti, ripetono le solite litanie sul “coinvolgimento dei politici”, ripropongono i soliti sostegni “all’occupazione” inventandosi piani di sviluppo per la solita richiesta di maggiori finanziamenti per il padrone.

Un sindacato tutto orientato ad essere “compatibile” agli interessi padronali non serve agli operai.

Con questi personaggi si seguirà un copione già visto nel corso degli anni che avrà come epilogo solo un drastico peggioramento delle condizioni di lavoro degli operai, il ridimensionamento degli stabilimenti che continueranno a produrre, la chiusura degli stabilimenti che Stellantis reputerà non compatibili con i suoi progetti.

Riteniamo che le politiche sindacali di questi signori siano un modo servile di chi non pensa al futuro del settore automobilistico in italia e che respingiamo con forza.

E’ chiaro che i lavoratori hanno la necessità di una nuova e alternativa politica sindacale che noi come FLMUniti conduciamo da tempo. E’ inammissibile che mentre si riduce il numero degli operai e le ore di lavoro, si aumentano i carichi di lavoro individuali. Riteniamo indispensabile costruire azioni di lotta contro l’aumento dei ritmi di lavoro, costruire un fronte unitario per rivendicare una riduzione dell’orario di lavoro senza ridurre il salario. L’unico strumento immediato per far fronte ad una riduzione dei posti di lavoro.

Questo è un primo passo per una reale inversione

E’ arrivato il momento che gli operai si uniscano in difesa dei propri interessi, si costituiscano uniti come soggetto di classe superando le divisioni orchestrate ad arte dai sindacati padronali. Solo la lotta paga.

FLMUniti Stellantis Pomigliano d’Arco 24/05/2021