Non possiamo restare indifferenti mentre l’Italia viene trascinata e coinvolta sempre più in un conflitto che non le appartiene, aumenta le spese militari che tolgono risorse ai redditi falcidiati dall’inflazione e dalla pressione fiscale, ai servizi sociali, alla scuola, alla sanità pubblica!

VOGLIAMO IL PANE MA ANCHE LE ROSE!

Questo lo slogan delle donne nello sciopero dell’industria tessile del 1912 che rivendicavano non soltanto un salario adeguato ma anche una migliore qualità della vita.

VOGLIAMO IL PANE MA ANCHE LA PACE, SUBITO! Questo il nostro slogan oggi: politici guerrafondai, europei e nostrani, giornalisti e sindacati che si accodano alle rivendicazioni di guerra sono dei traditori del popolo! Chi sta pagando, già oggi, il prezzo della crisi sono infatti le fasce più deboli della popolazione.

Il nostro 8 marzo sarà quindi per dire STOP alla guerra, all’invio di armi e di risorse in

Ucraina! STOP al genocidio del popolo palestinese, depredato delle sue terre e della sua identità da 77 anni!