All’inizio del 1969 il confronto si aprì su aspetti indotti da un vecchio pronunciamento della magistratura circa le mutue aziendali: la situazione della Malf (Mutua aziendale lavoratori Fiat) era considerata illegittima e doveva essere assorbita dall’Inam (ex Istituto Nazionale Assicurazione contro le Malattie), a meno che la Fiat non garantisse le condizioni poste dal provvedimento del Ministero del lavoro emesso dopo il pronunciamento della magistratura. Era questa una vecchia questione di cui si era iniziato a discutere all’inizio degli anni sessanta, ma ormai la Fiat non era più interessata a gestire questa struttura per i costi crescenti che comportava; conseguentemente fu sottoscritto un accordo, il 3 marzo 1969, in cui si stabiliva il passaggio della Malf all’Inam, garantendo tutte le condizioni di miglior favore che erano state praticate in passato nei confronti dei dipendenti e dei loro familiari. L’accordo precisava le prestazioni complementari a carico della Fiat (come il pagamento dei primi tre giorni di malattia) e, a questo scopo, istituiva un Fondo aziendale a gestione paritetica azienda-sindacati. L’accordo suscitò malumori tra i lavoratori che con la Malf si sentivano più tutelati, d’altronde scemava in questo modo un’altra condizione di privilegio che differenziava i lavoratori Fiat dagli altri.