Dopo la conclusione della vertenza sulla mensa si aprono in modo articolato una serie di azioni rivendicative di reparto che hanno come obiettivo il riconoscimento delle categorie superiori per alcune tipologie di mansioni. Le vertenze vengono preparate con assemblee nelle sedi sindacali e alle porte degli stabilimenti. La Sala Prova Motori di Mirafiori è il primo reparto che si muove avendo già provato ad avanzare analoghe richieste fin dal 1967, chiedendo il passaggio alla 2a categoria per 75 lavoratori. Per la prima volta si utilizza l’arma dello sciopero interno di due ore, nonostante alcune perplessità iniziali rispetto alla concreta attuazione di questo tipo di iniziativa; che invece si dimostra efficace e diventa un esempio per gli altri lavoratori: infatti, la Direzione aziendale accetta il passaggio di categoria per tutti i lavoratori senza il “capolavoro”.
La vertenza più importante è quella delle Officine Ausiliarie, che riguarda circa 8.000 lavoratori: gli obiettivi sono la contrattazione delle categorie e dei superminimi e il superamento delle discriminazioni aziendali nei riconoscimenti professionali. Le forme di lotta adottate sono gli scioperi interni che vengono utilizzati dai lavoratori e dalla C.I. per riunirsi in assemblea e discutere gli obiettivi e la conduzione delle trattative. Tra l’altro queste prime vertenze dimostravano che erano gli operai qualificati, quelli anche più vicini a una tradizione sindacale, che “aprivano” la strada; gli operai comuni, i giovani immigrati dal Sud, arrivano in seconda battuta, stimolati dall’esempio ricevuto. In effetti, le Officine Ausiliarie sono distribuite in tutte le Sezioni Fiat e producono un effetto “volano” per altri gruppi di lavoratori, come i carrellisti e gli addetti alle Presse; tuttavia solo una parte delle vertenze e dei conflitti aperti sono una precisa scelta del sindacato. Alcuni scioperi, in particolare alle linee di montaggio, partono spontaneamente, spesso sulla base delle indicazioni dei gruppi studenteschi che riducono le rivendicazioni a una richiesta di aumento generalizzato per tutti (50 lire/ora in paga base, 50 lire/ora sulla paga di posto, più la 2a categoria per tutti); la linea proposta dei gruppi era molto semplice: in attesa di abbattere il capitalismo si doveva richiedere il massimo risarcimento in termini salariali.
Le difficoltà delle organizzazioni sindacali sono evidenti nel tenere il rapporto con l’insieme dei lavoratori, spesso devono correggere il tiro impostando nuove rivendicazioni salariali per concludere le vertenze che si moltiplicano nei diversi reparti: complessivamente vengono contate 84 vertenze aperte. La grande carica di conflitto genera aspetti di confusione non sempre facilmente riconducibili agli obiettivi iniziali; la situazione è anche complicata dalla proposta aziendale di un accordo-acconto sul prossimo rinnovo del Ccnl che risolva le vertenze aperte con un aumento retributivo generalizzato.
Un primo accordo viene raggiunto il 28 maggio, concludendo le vertenze delle Officine ausiliarie, dei carrellisti e delle Grandi Presse con una perequazione delle paghe individuali che allineava i salari a parità di anzianità aziendale, passaggi di categoria, paghe di posto e la trasformazione del regime d’orario per le Presse dalla rotazione su tre turni a quella con un turno notturno ogni cinque settimane. Questo primo accordo ha un effetto amplificatore delle vertenze, con un moltiplicarsi delle iniziative di sciopero.