Nei primi mesi del 1970 si erano ripetute le vertenze di singoli gruppi di lavoratori, in alcuni casi avviate in modo spontaneo. Però nel confronto sindacale era soprattutto presente la richiesta della Fiat di derogare nel tempo l’applicazione delle riduzioni d’orario contrattuali. Nell’ultimo rinnovo contrattuale si era stabilito, per il settore auto avio, l’applicazione delle 42 ore settimanali dal 1° gennaio 1970, per arrivare alle 40 ore settimanali dal 1° luglio 1972: la Fiat chiedeva di posticipare tutti i termini di applicazione con un accordo aziendale. In pratica rivendicava di lavorare più sabati, già nel 1970, per rispondere alla domanda di mercato. La discussione tra i lavoratori era tutt’altro che tranquilla; nei fatti iniziò una vera e propria vertenza con scioperi e animate discussioni. Per le organizzazioni sindacali il percorso era molto difficile, essendo strette tra le esigenze di dare una risposta all’incremento della domanda di mercato e i dissensi interni. Tuttavia si arrivò alla fine a un accordo, il 15 luglio 1970, con una “deroga” sull’orario di lavoro e uno scambio di natura salariale. L’accordo prevedeva di applicare 44 ore settimanali nella seconda metà del 1970, 43 ore nei primi sei mesi del 1971, 42 negli ultimi sei mesi del 1971, 40 ore nel 1972, però con il recupero produttivo di quattro festività infrasettimanali con altrettanti sabati lavorativi. Dal punto di vista retributivo le ore lavorate in più erano considerate straordinarie, inoltre veniva soppresso il premio variabile semestrale e sostituito da una quattordicesima erogazione in cifra fissa dal valore di 95.000 lire, con una rivalutazione di circa 30-40.000 lire annue; il premio di produzione di stabilimento veniva rivalutato di circa 3.000 lire al mese; inoltre veniva sancito il prezzo e il regolamento delle mense aziendali. Nel corso della trattativa si delinearono orientamenti diversi tra le organizzazioni sindacali, con la Fiom e la Uilm che rivendicavano aumenti differenziati per categoria, mentre la Fim rivendicava aumenti uguali per tutti: alla fine prevalse la linea di egualitarismo salariale maggiormente gradita dai lavoratori.
Questa trattativa inaugurò una prassi che fu tipica delle successive vertenze di Gruppo: la trattativa si teneva presso l’Unione Industriale di Torino e a rappresentare le organizzazioni sindacali vi erano direttamente le segreterie nazionali con le segreterie provinciali di Torino; un segno evidente della maggiore importanza che aveva assunto la contrattazione in Fiat.
L’intesa comportò comunque una feroce polemica da parte dei gruppi extraparlamentari, ma anche un dibattito acceso all’interno delle organizzazioni sindacali, con una parte dei delegati sindacali più radicali che accusava i sindacati di “cedimento” nei confronti dell’azienda.