Nel corso del 1974 la crisi produttiva della Fiat si accentuò con la necessità di fermare temporaneamente la produzione. Per questo, nell’aprile del 1974, stabilì un “ponte” lungo nel periodo di Pasqua e dei trasferimenti intergruppo, dall’Auto al Veicolo industriale e alle Ferriere, per ridurre gli effetti occupazionali della crisi. Inoltre, introdusse una prima sperimentazione di utilizzo scaglionato delle ferie sulla base del volontariato. L’accordo fu duramente contestato dai lavoratori dell’Auto, che non compresero le motivazioni per cui dovevano spostarsi nelle altre Sezioni. In realtà tra molti lavoratori e delegati sindacali vi era il sospetto che la crisi fosse “un’invenzione” della Fiat, per riconquistare il terreno perduto. Conseguentemente non si accettavano quelle misure che oggi consideriamo normali nell’affrontare le situazioni di crisi produttiva e occupazionale. È anche necessario considerare che gli effetti della prima crisi petrolifera furono traumatici per un’azienda abituata a continui aumenti di produzione, perciò sia i lavoratori, sia il management, arrivarono impreparati a tale appuntamento. Inoltre alcuni sospetti di uso politico dei trasferimenti non erano infondati: come spesso era accaduto in simili circostanze la gerarchia aziendale aveva gestito i trasferimenti spostando molti lavoratori sindacalizzati.
Un aspetto innovativo dell’accordo fu quello dello scaglionamento delle ferie, che era stato rivendicato per limitare gli effetti negativi della solita chiusura feriale nel mese di agosto, ma che in realtà fallì per la gestione burocratica del problema da parte aziendale.