Nel mese di maggio 1962 si apre la vertenza per il rinnovo del Ccnl con piattaforme rivendicative molto simili tra le tre organizzazioni sindacali. Il primo sciopero nazionale è il 13 giugno ma, come nel passato, lo sciopero ha scarse adesioni alla Fiat: come al solito a Mirafiori scioperarono poche centinaia di lavoratori. L’atteggiamento delle organizzazioni sindacali nella preparazione dello sciopero non è stato univoco: mentre la Fiom e la Fim hanno assunto una posizione netta a favore dello sciopero, la Uilm torinese e il Sida hanno avuto una posizione ambigua se non addirittura contraria allo sciopero.
Nello sciopero successivo, il 19 giugno, avviene una svolta rilevante e inattesa: per la prima volta dopo molti anni aderisce una cospicua minoranza di lavoratori Fiat, circa 7.000 secondo le stime sindacali, soprattutto giovani entrati in fabbrica negli ultimi anni. La partecipazione aumenta allo sciopero successivo, il 23 giugno, dove la Fiom stimò che abbiano aderito 60.000 lavoratori Fiat. L’effetto sulla città di Torino e nel paese è enorme e mette in crisi la Fiat, che cerca di accreditare sui giornali la tesi dello sciopero realizzato attraverso un clima di intimidazioni e violenze; ma questa versione è smentita dalla stessa Questura di Torino. Per gli scioperi successivi del 26 e 27 giugno la Fiat sospende il lavoro e attua la “serrata” degli stabilimenti, con un’implicita ammissione di debolezza. Negli stessi giorni, però, Valletta prende pubblicamente le distanze dalle posizioni intransigenti della Confindustria, dichiarando la necessità di arrivare rapidamente a un accordo di rinnovo del Ccnl che eviti altri scioperi. Il 4 luglio si produce una nuova rottura nella trattativa nazionale con la conseguente dichiarazione di sciopero di tre giorni; nella stessa giornata del 4 la Fiat invia una lettera ai membri di C.I. di Fim, Uilm e Sida proponendo un accordo acconto sul contratto: la proposta contenuta nella lettera della Fiat fa comprendere chiaramente che l’azienda è disponibile a entrare nel merito di un insieme molto articolato di aspetti economici e normativi. La Fim respingerà immediatamente la proposta Fiat e la trattativa inizierà con la Uilm e con il Sida e si concluderà rapidamente con un accordo nella notte tra il 5 e 6 luglio.
L’accordo, firmato il 6 luglio 1962 dalla Uilm e dal Sida, prevedeva aumenti dei minimi retributivi dalle 22 alle 35 lire orarie (circa 75.000 – 110.000 lire mensili al valore della lira del 2001), un aumento delle giornate di ferie annue che furono stabilite nella misura da 13 a 18 giorni in funzione dell’anzianità aziendale, l’incremento dell’indennità disagio linea e l’affermazione che i dieci minuti di pausa per le linee avvenivano senza recupero di produzione, il miglioramento del trattamento di malattia e l’impegno di discutere successivamente la distribuzione dell’orario di lavoro e ulteriori riconoscimenti per particolari aree professionali. Inoltre l’accordo introduceva, per la prima volta, l’impegno aziendale di affrontare il problema delle trattenute in busta paga delle quote tessera degli iscritti al sindacato.Piero Frasca 25 anni di attività nel gruppo dirigente della Cgil, pag. 49.
Valerio Castronovo – Fiat 1899 – 1999 Un secolo di storia italiana, pag. 1077